giovedì 23 maggio 2013

«Ce lo chiede il Vaticano»

È tempo di dichiarazione dei redditi, e ci tocca scegliere a chi destinare il nostro 8 per mille. D'altro canto, continuiamo a sentire che "bisogna fare qualcosa" per l'emergenza sociale. Bene, credo di aver trovato la soluzione al problema: eliminiamo l'8 per mille. Pensate quanti interventi per i giovani disoccupati, i pensionati indigenti, l'economia in crisi si potrebbero fare con qualche miliardo di euro in più, così, a gratis.
In questi giorni siamo letteralmente bombardati dalla pubblicità «Chiedilo a loro»: un mirabolante elenco di imprese della Chiesa cattolica che sarebbero impossibili senza il finanziamento pubblico alla religione - di questo si tratta, è bene chiamarlo con il suo nome. Ma la tabella pubblicata dal Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa dice ben altro: solo un euro su cinque va a «interventi caritativi», che tra l'altro non sono meglio specificati; omertà e imprecisione della Chiesa, quando si dice la tradizione!

La metà circa viene utilizzata per esigenze di culto e pastorale. Eppure non ricordo di aver sentito in televisione che l'8 per mille serva a costruire nuove chiese, acquistare incensi ricercati o turiboli, finanziare i Tribunali ecclesiastici regionali. Oltretutto, per il meccanismo di ripartizione previsto dalla legge, la Chiesa riceve molti più soldi di quelli che le vengono consapevolmente destinati dai contribuenti; potrebbe rinunciare, ma ovviamente non lo fa. La volontà delle persone non è mai stata un problema, per il Vaticano. Chi vuole documentarsi può farlo qui, qui o qui.
Comunque, qualsiasi protesta sarà inutile nel breve periodo: siamo un Paese a sovranità limitata, soggetti al volere di due enti esterni - l'Unione Europea e lo Stato della Città del Vaticano - concorrenti tra loro; la nostra possibilità di scelta è legata all'influenza dei due soggetti, ed è chiaro chi è più potente. Facciamo le cose perché ce le chiede il Vaticano.

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