mercoledì 6 marzo 2013

In favore del finanziamento pubblico ai partiti

Partiamo da un presupposto: il modo in cui la politica utilizza i nostri soldi, oggi, non va bene per niente. Non serve un genio per dirlo. Ma se si vuole migliorare la realtà bisogna guardarla con occhi laici, non si possono usare le alternative A-B con cui molti stanno continuando ad imbonire le folle. Se si dice che il nuovo eletto è incapace, ci si sente rispondere che chi c'era prima era un ladro. La realtà non è mai divisa tra bianco e nero, la soluzione non è l'onesta incapacità, ma una persona onesta e capace. E dire che il finanziamento deve essere abolito è totalmente antidemocratico.

Penso che il politico e la struttura che lo sorregge debbano essere pagati dalla collettività. Per farla breve, mi pare che le alternative siano tre: il politico riceve un equo compenso per il servizio che svolge; il politico è un uomo ricco; il politico non è ricco, non riceve soldi dai cittadini... e cerca un altro modo di arricchirsi. Le ultime due vie mi sembrano peggiori della prima, e mi permetto di pensare che chi le prospetta - Grillo, Renzi per esempio - lo faccia per ignoranza o per malafede. Le persone preparate per governare un Paese riceveranno le lusinghe di grandi aziende, e ben poche le rifiuteranno per duemila euro al mese. Addirittura nel Regno Unito chi perde le elezioni riceve più soldi, perché ha degli svantaggi economici rispetto a chi ha vinto.
Ovviamente i cittadini devono pagare il politico in base a quello che fa, in base a spese giustificate e rendicontate, e anche in base a come migliora la vita della collettività. Quindi, non ha senso dare soldi in base ai voti ricevuti, per esempio, e ancora meno ha senso accettare il livello di incompetenza che c'è nel nostro Parlamento. Pensate poi come sarebbe assurdo aumentarlo! Ma lo scandalo è ciò che i nostri politici ci danno in cambio, non il principio che loro o i partiti ricevano dei soldi dallo Stato.

4 commenti:

  1. Questa considerazione mi pare molto saggia. Va però aggiunto che senza una legge seria sul conflitto di interessi la degenerazione a cui assistiamo oggi resta dietro l'angolo. Siamo nella situazione in cui le persone che hanno il potere di attribuire stipendi e rimborsi ai politici sono gli stessi che quegli stipendi e quei rimborsi li percepiscono. Appellarsi al senso di responsabilità, signor Tezzo, abbiamo visto essere un peccato di ingenuità a cui in futuro è bene non cedere nuovamente. Pertanto, prima di fare qualsivoglia ragionamento su quale debba essere la giusta retribuzione di un eletto, che sia esso parlamentare, senatore, consigliere regionale, sarebbe il caso di stabilire a chi spetta il ruolo di determinarla e adeguarla di volta in volta alle condizioni economiche del Paese.

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    1. Infatti penso che la situazione ideale, se il leader carismatico la permetterà, sarà una commistione tra PD e M5S, come ho già scritto. Tagliare una cosa perché non funziona? Le giuro che non mi è nemmeno passato per la testa, quando mi sono rotto un braccio. Ho semplicemente cercato di "aggiustarlo".

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  2. Per quanto sia completamente d'accordo, la mia principale obiezione è il fatto che nel '93 c'è stato un referendum per abolire i finanziamenti pubblici ai partiti. Che nel '94 sono stati reintrodotti col nome farlocco di Rimborsi elettorali (rimborsi indipendenti dalle spese non se ne sono mai visti). Così come mi sono rivoltato quando si è cercato di ignorare con un trucco il referendum sul nucleare (e con l'acqua pubblica idem), mi sento moralmente obbligato a fare lo stesso con i finanziamenti ai partiti, nonostante non abbia votato a quel referendum per questioni di età e non ne condivida il risultato.

    Ritengo che come soluzione minima si dovrebbe ridurre i rimborsi a rimborsi (ovvero: non hai un soldo di più rispetto a quanto puoi dimostrare di aver speso e in ogni caso in proporzione ai voti che hai ottenuto) e forse fare un nuovo referendum sulla possibilità di reintrodurre un qualche tipo di finanziamento ben regolamentato e controllato (in fondo sono passati 20 anni).

    IMHO.

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    1. Per quanto riguarda il referendum, l'argomento è spinoso; ma sono passati 20 anni, di quante leggi votate allora non si ha nemmeno il ricordo?
      Sul fatto che i rimborsi debbano essere rimborsi, misurati e rendicontati... mi pare non ci siano dubbi. Qualsiasi altra forma - come quella attuale - è una stortura e probabilmente una truffa.

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