domenica 31 marzo 2013

Quello che Grillo non dice

Scusate se insisto con il Movimento 5 Stelle, ma il comico, comunicatore, pregiudicato* che dirige il non-partito attacca di continuo categorie a cui credo di appartenere: giornalisti, persone impegnate in politica da prima, persone che ritengono che non tutti siano uguali; Grillo, insomma, è ossessionato da me, non manca occasione di dirlo, e io non sono tipo che lascia correre. Ma torniamo al titolo: c'è qualcosa che il genovese non dice.

È evidente, se ci si pensa nel giorno di Pasqua: Beppe Grillo non ci ha mai detto di essere profondamente cattolico. Ha sempre parlato di rivoluzione, ma non ci ha mai fatto sapere quale fosse la sua idea di rinascita: prima bisogna morire tutti, soltanto allora e dopo tre giorni si potrà risorgere.
 Con questo si spiegano i concetti-base della sua comunicazione politica, e anche la differenza con il modo in cui ha attuato il suo programma. Il mantra - vuoto, ridicolo, qualunquista, ma questo è un altro discorso - è «devono andare tutti a casa». Sparire tutti, con i loro parenti e amici, che infatti - sul blog, sugli altri spazi riconducibili al Movimento - non sono più ben accetti. Dopo aver realizzato questo semplice punto, si lascia intendere, l'Italia rinascerà.

Fino a sabato 30 marzo - guardacaso, la vigilia di Pasqua - non era chiaro un passaggio intermedio del piano di Grillo: ucciderci tutti. Non c'è altro motivo evidente per gioire del fatto che Monti - Rigor Montis - rimanga in carica, che Napolitano - salma, il peggior presidente della Repubblica - abbia messo in una posizione di potere persone come Violante, Quagliariello, Giorgetti, Pitruzzella. Soltanto dopo essere morti tutti, non solo i politici, ma tutti gli italiani, allora i Puri potranno risorgere secondo le regole del grillismo più spinto: democrazia diretta, uno vale uno, Internet gratis, vaffanculo.

* Vi ricorda qualcosa?

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