lunedì 15 aprile 2013

This ridicolous country called USA

Giocano ancora, come se fossimo negli anni '80, a chiamarsi «Democrazia migliore del mondo», «culla dei sogni» e altro; e invece si tratta della patria della decadenza occidentale, del suo simbolo stesso. Mentre scrivo non è chiaro cosa sia successo a Boston; ma è l'ennesimo fatto di sangue che riguarda gli Stati Uniti d'America, roba che Michele Hostatoio Misseri gli fa un baffo e anche una pippa.
Se la civiltà moderna, per come la intendiamo, è basata sulla libertà individuale, qui si pensa che la libertà venga limitata se, in qualche modo, lo Stato cerca di impedire a una persona di uccidere un'altra. È la potenziale vittima che ha la libertà di difendersi, acquistando a sua volta un'arma. E così i fatti di sangue si moltiplicano a dismisura, essendo in teoria attuabili da chiunque abbia compiuto - forse - tre anni.

Così anche un fatto che - probabilmente - non c'entra con la NRA, inevitabilmente la fa venire in mente. È un riflesso condizionato: un uomo americano ucciso è per forza morto per mano di un altro americano, in una guerra civile non dichiarata e di cui nessuno nemmeno si rende conto.
Non sono un fan millenarista di Obama - se non altro perché è un altro che si è presentato come Uomo Nuovo - ma questa benedetta legge sul possesso di armi va davvero fatta, se gli Stati Uniti d'Amerca vogliono essere non il Paese più civile (non hanno speranza) ma, almeno, un Paese libero da se stesso.

Correzione dell'1 di notte Mi fanno notare, giustamente, che non c'è nesso tra bombe e fucili.  Parlavo di altro, se non mi sono spiegato mi scuso. Parlo della sensazione che, nel giro di 10 anni, è cambiata: 10 anni fa, se succedeva qualcosa, non eravamo portati a pensare che fosse stato un americano - anche se alcuni casi c'erano già stati. Ora, se succede qualcosa, la prima cosa che penso (solo io?) è che sia stato un americano sommamente libero, che ha ucciso un altro americano.

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