mercoledì 13 febbraio 2013

Scusa se ti chiamo casa



Leggo su La Stampa che il nuovo "riccometro" agirà in modo diretto sulle tasse, ma anche sull'accesso al welfare. Chi ha di più, paga di più e riceve di meno servizi. Sacrosanto, verrebbe da dire.

Solo che le maglie sono un po' troppo strette. Scrive la Uil - non proprio un branco di pericolosi bolscevichi - che sarà penalizzato un pensionato che vive solo e ha una casa di proprietà. Immaginiamo la situazione: signore 70enne, tre figli ormai grandi e che lavorano, casetta di proprietà... paga più di prima. Come lui anche il dipendente con moglie e figlio, se ha la colpa di avere una casa propria.
 

La posta in gioco è altissima: stare da una parte o dall'altra delle soglie di reddito significa rischiare l'asilo nido, l'assistenza domiciliare per gli anziani, le riduzioni per le bollette, gli assegni di maternità e altro. Avere o non avere questi servizi, per molti, mette in gioco la possibilità stessa di mettere su famiglia. E si dice che sarà più difficile evadere per chi dichiara 10mila euro l'anno e va in vacanza alle Barbados usando il proprio yacht, ma qualsiasi trentenne sente dire questa cosa almeno da trent'anni, e conosciamo bene la situazione. Avrà benefici dal nuovo riccometro chi è in affitto, oppure chi ha famiglie numerose. Ci mancherebbe altro! 

Pare davvero stucchevole continuare a dibattere sull'IMU, se poi avere una casa - al di là di quella tassa - comporta più danni e incertezze che benefici.

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