giovedì 7 marzo 2013

Per strada ci sono poveri, non numeri

Calano ancora i consumi. È notizia di mercoledì. Secondo Bankitalia, due terzi delle famiglie pensano di faticare troppo economicamente. Com'è giusto,  l'Eurogruppo si occupa della crisi economica. Eccetera. Tutti parlano della crisi, e spero di non essere considerato populista se dico che nessuno se ne occupa sul serio, almeno per famiglie e piccole imprese.

Ieri Stefano Barisoni su Radio 24 ha dato uno spunto a dir poco interessante. Se nessuno se ne occupa, è anche perché nessuno usa la parola decisiva: povertà.

Quando il 65% delle famiglie taglia dei consumi alimentari non è un numero della crisi, è povertà. Quando le imprese non riescono a pagare gli stipendi, quando gli imprenditori con le famiglie vanno alla Caritas passando dalla sacrestia, per pagare uno stipendio in più o le tasse, non è un numero della crisi, è povertà. Quando le giovani coppie intaccano i risparmi dei genitori - ammesso che esistano - per la semplice spesa quotidiana, non è un numero: è povertà. Eccetera.
Nella mia città - una tipica cittadina di provincia, persino benestante - la coda fuori dai ricoveri si allunga la sera man mano che passano i mesi: questo non è un numero, è pura, semplice, drammatica povertà.

Critico prima di tutto i politici, che mascherano la realtà, e i troppi giornalisti che non la smascherano. In giro, per strada, non ci sono numeri. Ci sono drammi e povertà.

2 commenti:

  1. Purtroppo la nostra informazione è quella che è. Ora qualche tg, ogni tanto fa vedere queste realtà, perchè ora per loro è comodo così. Se ti ricordi poco più di un anno fa invece si diceva che "la crisi non c'era e che i ristoranti eran pieni" (non ricordo chi ha detto questa cosa, anche se mi pare di ricordarlo) e molte testate hanno seguito questa strada.
    Fa poi paura parlare di povertà perchè non vogliono che le persone si rendano conto della realtà e vogliono evitare rivolte popolari, starebbe a noi cittadini cominciare ad aprire gli occhi, ma al momento non ho segnali positivi.

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    1. Ma se parli di politici ci sto dentro, al limite... ma sarebbe missione dei giornalisti aiutare ad aprire gli occhi, no? Altrimenti prolifera l'informazione fai-da-te che genera mostri, tipo quello secondo cui il Senato ha approvato con 265 voti favorevoli e 157 contrari (TOTALE: 422!!!) un qualche provvedimento che assegna 13 MILIARDI di euro ai parlamentari in difficoltà economica... se i giornalisti non filtrano, ma distorcono, allora poi è normale che ci chiamino "casta".

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